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Il Premio Leo Chiosso, Cambiano (To), 2° edizione, 13 giugno 2009 Leo Chiosso lo conobbi tra il ’91 e il ’92: ero allora vicepresidente nazionale dell’Aipe, associazione italiana dei piccolo editori. Era venuto nel mio ufficio di via Cernaia per chiedermi un consiglio a proposito di un suo romanzo, o una raccolta di racconti, da pubblicare. Ci vedemmo qualche volta e poi, non mi ricordo per quale motivo – ammeso che ci fosse un motivo – non ci vedemmo più.
Ernesto Saggese l’ho conosciuto nel 1977, in via E. de Sonnaz, traversa di c.so Vinzaglio – esattamente lo stesso posto e lo stesso periodo in cui ho conosciuto mia moglie Margherita -, radio Abc italiana.
Egli era “Il concho”, mitico personaggio italo-brasiliano che trasmetteva musica del suo paese, idolo di ragazzine e casalinghe frustrate. Ernesto era una ragazzo buonissimo. E lo è rimasto: ora è nonno (giovanissimo, e comunque un gran bel nonno) e anima di questo piccolo gioiello che è il Premio Leo Chiosso di Cambiano, paese di seimila anime alle porte sud di Torino dove è assessore alle attività culturali.
Ci siamo rivisti dopo anni e non da molto e mi ha chiesto di far parte della giuria che sceglie e premia un vincitore tra un gruppo di musicisti esordienti, che presentano loro brani inediti.
Ho accettato perché l’iniziativa mi pareva assai degna.
Ho accettato perché Ernesto Saggese è un amico e una persona perbene.
Ho accettato perché il Premio è dedicato a uno dei personaggi più dotati di ironia e autoironia della storia della musica italiana e, oltretutto, mai abbastanza valorizzato per quello che merita la sua storia.
Ho fatto bene ad accettare perché ho passato una serata di fresca allegria con persone semplici e magnifiche: Gatto Panceri e Margherita Fumero tra gli altri.
Grazie Ernesto.Vincenzo Reda.www.vincenzoreda.it
Grazie Ernesto.
Queste fotografie in bianco e nero (quelle a colori costituiscono un’eccezione) sono state prese intorno al 77/78 in Via Ettore de Sonnaz, 3, una traversa di Corso Vinzaglio a Torino, al secondo piano di una magnifica palazzina liberty – al primo piano c’era il circolo dei calabresi (!).
Una stagione straordinaria e irripetibile che ci vide protagonisti dell’epopea della liberalizzazione dei media. Eravamo tutti dei piccoli personaggi, coi nostri fan, le nostre ragazzine innamorate, le nostre casalinghe sognanti e frustrate. Storie oggi non credibili ma che abbiamo avuto modo di vivere e che io, prima o poi, dovrò decidermi di raccontare. Una dovrebbe riguardare proprio il torneo di calcio per le radio private: noi eravamo convinti di stravincerlo perché tra le nostre fila militava Ernesto “El Concho”, brasiliano che, stando alle sue parole, era davvero un’iradiddio, essendo brasiliano….Peccato che egli fosse l’unico brasiliano esistente al mondo totalmente incapace di giocare al calcio. Albesano sapeva giocare; Chiambretti non stava in piedi e poi insultava gli avversari: la squadra la tenevamo in piedi Toni, Alberto e il sottoscritto, non per nulla capitano. In ogni caso non vincemmo il torneo che fu di Radiocentro 95, l’odiata rivale che schierava giocatori che nulla avevano a che vedere con la radio. Ma noi avevamo il brasiliano……una vera schiappa, però bello e simpatico (è quello in piedi con barba e folta zazzera).
La Radio era poco meno che un lupanare o un bordello: duravo fatica a evitare situazioni a luci rosse durante tutto l’arco del giorno… E per la notte – perché noi si trasmetteva 24 ore al dì – i miei arrivi al mattino erano sempre quantomeno imbarazzanti.
Nelle foto ci sono Chiambretti, Patrizia Giangrand, Ernesto Saggese, Gianni Gaude, di spalle, alla consolle, Mauro Marcuzzo, Walter Pacchiotti, Roberto Berio, Eric Colombardo….Io scattavo le foto e cercavo di dirigere la baracca e conducevo un mio piccolo programma che si chiamava “Coi miei poeti”: e giuro, avevo anch’io le mie fan. Eppoi scrivevo dei racconti che, unici allora, riuscivamo a sceneggiare.
Che dire: che tempi!
P.s: per Emanuele Fiorilli sono riuscito a trovare solo uno scatto di Roberto Ponte che lavora in quella che era una delle migliori redazioni giornalistiche delle radio di Torino, e non solo: Emanuele Fiorilli, Gianni Ansaldo, Roberto Ponte, Mario Celi (oggi caporedattore a “Il Giornale”)….mica bruscolini. E devo citare il 16 marzo 1978, in radio Emanuele e il sottoscritto. Quella bestia del giornalismo – Emanuele – fece due o tre ore davvero epiche, collegandosi in mezza Italia e in Europa per far commentare lo sbigottimento del rapimento dell’On. Aldo Moro. Indimenticabile.
Vincenzo Reda www.vincenzoreda.it